Riscuote consensi, anche nell’Anp, il progetto ministeriale di raddoppiare la sperimentazione con cui l’amministrazione intende dare licenza di chiudere un anno prima il percorso di studi della scuola secondaria di secondo grado: fa discutere, in particolare, la politica del maggiore sindacato scolastico italiano della categoria, che rappresenta un dirigente scolastico su tre. Il problema è che alla lunga la riduzione delle superiori a quattro anni scolastici, oltre a ridurre l’organico di docenti e Ata, ridimensionerà l’attuale autonomia delle sedi di direzioni, con un'ulteriore contrazione che, negli ultimi dieci anni, ha già visto la cancellazione di una presidenza su quattro. Quindi, alla fine della fiera, come può un sindacato che tutela i diritti e gli interessi dei presidi volere l’attuazione di un percorso che porterebbe alla probabile riduzione dei posti per i dirigenti scolastici? Per questo motivo Udir si chiede: “Cui prodest”?

 

Marcello Pacifico (Udir): Siamo pronti al confronto nel merito e a sentire cosa i dirigenti scolastici hanno da dire. Chiediamo ai capi d’istituto delle superiori cosa pensano che sia meglio per loro, per i nostri studenti e per la scuola italiana in generale. Non vogliamo assecondare decisioni che ci sembrano confuse e prive di una reale progettualità finalizzata al bene della scuola e di cui vi opera: per questo vogliamo sentire il parere dei presidi. E poi, a cosa serve diplomarsi prima, se poi il tasso di dispersione scolastica rimane elevato e le iscrizioni all'università sono drasticamente diminuite negli ultimi dieci anni? Non bisogna sempre dire di sì, anzi: la storia si cambia anche e soprattutto con i no, con la volontà vivida di rinnovare gli eventi.

 

La notizia desta molte perplessità: il sindacato Anp si dice favorevole a raddoppiare la sperimentazione del Miur che porta a concludere un anno prima il percorso di studi della scuola secondaria di secondo grado. A settembre, partiranno 100 classi di altrettante scuola ed il Miur sta valutando se dare il via libera ad altre 92 scuole superiori. Fa riflettere, in particolare, la politica sindacale del maggiore sindacato italiano della categoria, che rappresenta un dirigente scolastico su tre, poiché il percorso, una volta avviato, potrebbe portare anche alla cancellazione non minimale di una percentuale di posti da dirigente scolastico.

L’operazione, infatti, potrebbe sottintendere l’obiettivo di tagliare un anno di corso di studio e cancellare, una volta a regime, circa 30mila cattedre e anche delle unità di personale Ata. Con gli effetti negativi che si riverseranno sulla dirigenza scolastica. Ma l’aspetto che forse più non quadra è quello dell’obbligo scolastico che rimarrebbe inalterato, fino al 16esimo anno di età, contrariamente a quanto originariamente previsto dall’ex Ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer.

A esternare forti dubbi su questa prospettiva c’è Udir, il giovane sindacato dei dirigenti scolastici che, a un anno dalla sua fondazione, si fa sempre più strada in termini di consensi e adesioni, soprattutto da parte di quei capi d’istituto che vogliono cambiare davvero la situazione della categoria, tra le meno pagate e con più responsabilità nel pubblico impiego. Il giovane sindacato infatti si chiede: “Cui prodest”? E ancora, siamo sicuri che tutti i dirigenti scolastici siano d’accordo con questo genere di decisioni? 

Il problema è più che mai logico: infatti, la riduzione delle superiori a soli quattro anni scolastici, oltre a ridurre l’organico di docenti e Ata, ridimensionerebbe non poco l’attuale autonomia delle sedi di direzioni, con un'ulteriore contrazione che, negli ultimi dieci anni, a partire della Legge 133 del 2008 ha visto la cancellazione di una presidenza su quattro. Quindi, alla fine della fiera, come può un sindacato che tutela i diritti e gli interessi dei presidi volere l’attuazione di un percorso che, se portato avanti davvero, porterebbe alla probabile riduzione dei posti per i dirigenti scolastici?

Marcello Pacifico, presidente nazionale Udir, si dice titubante su questa scelta: “Siamo pronti al confronto nel merito e a sentire cosa i dirigenti scolastici hanno da dire. Chiediamo ai dirigenti scolastici delle superiori cosa pensano che sia meglio per loro, per i nostri studenti e per la scuola italiana in generale. Siamo lungi dall’assecondare decisioni che ci sembrano confuse e senza senso: per questo vogliamo sentire il parere dei presidi”.

“Inoltre – continua il sindacalista autonomo – se si contempla la ridistribuzione sui cicli, di cosa stiamo parlando, se il limite scolastico previsto nel 1999 non è mai stato innalzato alla maggiore età, né si è mai avallata la nostra proposta di avviare la scuola primaria a 5 anni, anziché 6, con un anno-ponte con la scuola dell’infanzia? Infine, viene da chiedersi a cosa serva diplomarsi prima, se poi il tasso di dispersione scolastica rimane sempre elevato e le iscrizioni all'università sono drasticamente diminuite negli ultimi dieci anni. In conclusione, non bisogna sempre dire di sì, anzi, la storia si cambia anche e soprattutto con i no, con la volontà vivida di rinnovare gli eventi. Non bisogna assecondare le novità che aprono a possibili ‘sciagure’”.

 

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