Gli aumenti previsti dalla Legge 205/17 risultano tre volte sotto l’inflazione del 2018 e ben tredici volte rispetto agli arretrati che spettavano al comparto: in pratica, tali incrementi sono stati tarati su quasi tre milioni di dipendenti statali con un reddito medio di 30 mila euro, così come concordato con CGIL, CISL, UIL nell’intesa con la Funzione Pubblica del 30 novembre 2016. Gli stessi sindacati, però, a livello di dirigenza, non detengono il 50% della rappresentatività, tranne che per coloro che operano nei comparti Centrali. Udir, pertanto, invita a resistere e a non abbandonare chi amministra la res publica, la cui gestione deve sempre e comunque salvaguardare gli interessi dei lavoratori e non di chi amministra.

Marcello Pacifico (presidente Udir): Come Udir, rivendichiamo per la Scuola l’assegnazione specifica della perequazione interna (nota come RIA), assente per tutti i dirigenti assunti a partire dal 2001. Come riteniamo doveroso recuperare fino a 42mila euro di perequazione esterna, recuperando quell’indennità di vacanza contrattuale congelata, al fine di ottenere aumenti del 4,26% per il 2015, del 4,66% per 2017 e del 5,51% per l’anno in corso. Perché non si può risolvere tutto con degli aumenti fittizi, pari a qualche centinaia di euro lordi dopo tempo immemore, mentre gli altri dirigenti pubblici percepiscono stipendi annui vicini ai 100mila euro con responsabilità e carichi di lavoro enormemente inferiori.

 

Gli aumenti previsti dalla Legge 205/17 risultano tre volte sotto l’inflazione del 2018 e ben tredici volte rispetto agli arretrati che spettavano al comparto: in pratica, tali incrementi sono stati tarati su quasi tre milioni di dipendenti statali con un reddito medio di 30 mila euro, così come concordato con CGIL, CISL, UIL nell’intesa con la Funzione Pubblica del 30 novembre 2016. Gli stessi sindacati, però, a livello di dirigenza, non detengono il 50% della rappresentatività, tranne che per coloro che operano nei comparti Centrali. Udir, pertanto, invita a resistere e a non abbandonare chi amministra la res publica, la cui gestione deve sempre e comunque salvaguardare gli interessi dei lavoratori e non di chi amministra.

La rappresentatività dei sindacati Confederali è infatti pari solo al 32,47% rispetto al 64,29 nell’area funzioni centrali, al 43,93% rispetto al 66,02 nella Scuola, appena del 20,70% rispetto al 67,71 nella Sanità. Solo nell’area Funzioni Locali la triplice Cgil-Cisl-Uil detiene il 54,27% rispetto a 80,58, ma la mancata firma risente delle altre aree della dirigenza. Anche nella Presidenza del Consiglio si ha il 38,06 rispetto al 51,81.

“Come Udir – spiega il suo presidente nazionale, Marcello Pacifico – rivendichiamo per la Scuola l’assegnazione specifica della perequazione interna (nota come RIA), assente per tutti i dirigenti assunti a partire dal 2001. Come riteniamo doveroso recuperare fino a 42mila euro di perequazione esterna, recuperando quell’indennità di vacanza contrattuale congelata, al fine di ottenere aumenti del 4,26% per il 2015, del 4,66% per 2017 e del 5,51% per l’anno in corso. Perché non si può risolvere tutto – conclude il presidente - con degli aumenti fittizi, pari a qualche centinaia di euro lordi dopo tempo immemore, mentre gli altri dirigenti pubblici percepiscono stipendi annui vicini ai 100mila euro con responsabilità e carichi di lavoro enormemente inferiori”.

Il giovane sindacato, infine, continua ad impugnare il ricorso presso il competente giudice del lavoro per ottenere la corresponsione della retribuzione di posizione-quota variabile e la retribuzione di risultato maggiorate della quota spettante al dirigente scolastico delle risorse indebitamente sottratte al Fondo unico nazionale dall'anno scolastico 2011/2012 fino al 2015/2016, nonché a riconoscere in via permanente quanto indebitamente sottratto nell'a.s. 2015/2016. I dirigenti che aderiranno al presente ricorso al giudice del lavoro, nelle more della definizione del contenzioso, sono invitati ad aderire anche ai ricorsi al TAR del Lazio contro il taglio del FUN.

 

 

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