La verità è che servirebbero 17 miliardi per l’intera manovra correttiva, per poter dunque pagare quanto pattuito; tale cifra, sarebbe comunque inferiore all’indennità di vacanza contrattuale che spetta ai lavoratori dal settembre 2015. In questo momento, dunque, sarebbero solo 85 euro netti al mese gli aumenti coperti dalla legge di stabilità; ecco perché risulta necessario fin da adesso inviare una diffida per sbloccare l’indicizzazione dell’IVC al 50% dell’inflazione per recuperare 1.300 euro annui per docenti e Ata.

Marcello Pacifico (Anief-Udir): Il Governo farebbe bene a impegnarsi nel reperire le risorse che servono. Sono cifre ben più consistenti. In questo modo si arriverebbe ad adeguare il 50 per cento del costo della vita registrato dal 2008. Per i DS è indispensabile approvare la perequazione esterna con le altre aree della dirigenza pubblica e interna con gli altri ex presidi; per ottenerla i sindacati rappresentativi debbono assolutamente tenere duro. A costo di non rinnovare il nuovo contratto collettivo nazionale del lavoro.

Chi volesse ricorrere contro questo aumento-farsa, può pertanto scaricareformale diffida al Miur, bloccando in questo modo anche la prescrizione, sempre in attesa dell’esito del giudizio della Consulta: l’obiettivo del ricorso è recuperare il 7% dello stipendio da settembre 2015, come già confermato dalla Corte Costituzionale. Appare invece inutile ricorrere contro il blocco del contratto dopo la sentenza della Consulta.

 

C’è discordanza tra ciò che serve effettivamente per il rinnovo del contratto della scuola e ciò che invece il Governo vorrebbe elargire. Ora, però, nelle ultime ore, leggendo il documento unitario prodotto a seguito dell’assemblea nazionale, si lancia l’allarme sull’assenza di garanzie economiche per onorare gli impegni assunti dall’Esecutivo con l’accordo di fine novembre 2016. Tra le possibilità al vaglio di quest’ultimo sembra trovare spazio la possibilità di garantire gli 85 euro lordi di incremento in busta paga solo a chi guadagna meno, riservando incrementi minori, delle vere ‘mance’, a coloro che sono più avanti nella carriera o percepiscono stipendi più alti. Rispolverando, in questo caso, il metodo Robin Hood nella foresta di Sherwood, caldeggiato in estate dalla Ministra della Funzione Pubblica Marianna Madia.

Anief ha denunciato da tempo tale situazione, facendo luce sul fatto che servirebbero 17 miliardi per l’intera manovra correttiva, per poter dunque pagare quanto pattuito; tale cifra, sarebbe comunque inferiore all’indennità di vacanza contrattuale che spetta ai lavoratori dal settembre 2015. In questo momento, dunque, sarebbero solo 85 euro netti al mese gli aumenti coperti dalla legge di stabilità; ecco perché risulta necessario fin da adesso inviare una diffida per sbloccare l’indicizzazione dell’IVC al 50% dell’inflazione per recuperare 1.300 euro annui per docenti e Ata. La questione è stata trattata e discussa anche da Udir, sindacato che si batte per i diritti dei DS, per il comparto dirigenziale: per loro, la cifra da recuperare sarebbe 3mila euro.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, “invece di assegnare aumenti ancora più ridicoli di quello che già sono gli 85 euro lordi stabiliti con la Funzione Pubblica dai sindacati rappresentativi, il Governo si concentri per reperire le risorse che servono. Sono cifre ben più consistenti: abbiamo calcolato non meno di 12 miliardi. Solo con questo intervento, quattro volte più corposo dell’attuale, si avrebbero 110 euro al mese da settembre 2015 per il recupero dell’indennità di vacanza contrattuale, come confermato dalla Corte Costituzionale. In questo modo si arriverebbe ad adeguare il 50% del costo della vita registrato dal 2008. Poi ci sono altri 110 euro di vero e proprio aumento, così da recuperare in toto il 14 per cento d’inflazione degli ultimi dell’ultimo decennio”.

Per quanto riguarda i dirigenti scolastici, il presidente Marcello Pacifico sostiene che “la necessità impellente di approvare la perequazione esterna con le altre aree della dirigenza pubblica e interna con gli altri ex presidi è tale che per ottenerla i sindacati rappresentativi non devono assecondare le probabili proposte al ribasso. In questo caso, è chiaro che non debbono rinnovare il nuovo contratto collettivo nazionale del lavoro proposto dal Ministero dell’Istruzione”

 

Chi volesse ricorrere contro questo aumento-farsa, può pertanto scaricareformale diffida al Miur, bloccando in questo modo anche la prescrizione, sempre in attesa dell’esito del giudizio della Consulta: l’obiettivo del ricorso è recuperare il 7% dello stipendio da settembre 2015, come già confermato dalla stessa confermato dalla Corte Costituzionale. Appare invece inutile ricorrere contro il blocco del contratto dopo la sentenza della Consulta.

 

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