A Messina viene giù un altro tetto e il sindaco dispone la chiusura di diversi plessi: nel capoluogo siciliano, diventano 35 gli istituti che non apriranno il primo giorno di scuola, con 12 mila alunni a rischio lezione. Tragedia sfiorata a Campoleone, dove cede il controsoffitto di una scuola primaria. Per il sindacato la situazione rimane da allarme rosso: poiché appena il 5 % degli edifici in muratura ed il 15 % in cemento armato sono stati costruiti dopo il 1982, serve un immediato adeguamento delle strutture e degli impianti, sia per la prevenzione incendi che per la vulnerabilità sismica. Nel frattempo, Udir mette a disposizione dei propri iscritti due modelli di diffida per tutelare i dirigenti scolastici. Nei prossimi giorni sarà reso noto il calendario dei nuovi incontri formativi proprio sulla sicurezza delle istituzioni scolastiche.
Un altro anno scolastico ha preso il via e il grave problema della sicurezza edilizia degli oltre 40 mila edifici scolastici italiani rimane purtroppo nella sua interezza:è di queste ore la notizia del cedimento di un tetto e a Messina, dove il sindaco ha disposto la chiusura di diversi plessi che non garantiscono l'incolumità degli studenti e del personale. Diventano 35, così, gli istituti che non apriranno il primo giorno di scuola, finché non saranno in regola, con 12 mila alunni che a questo punto che rischiano di non iniziare le lezioni. Anche a Campoleone, vicino Latina, crolla il controsoffitto di una scuola primaria: i tecnici dicono che staremmo a parlare di una tragedia, se solo il cedimento fosse avvenuto a scuole iniziate, considerando che i pannelli con parte della struttura che li doveva contenere sono caduti anche dentro una classe.
Il Ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, ha cercato di minimizzare i rischi che corrono ogni giorno la maggior parte degli otto milioni di alunni e del milione e 200 mila lavoratori – tra docenti, Ata e dirigenti scolastici – che operano nei nostri istituti: dopo avere ammesso che per molte scuole la certificazione è carente, Bussetti ha annunciato un’operazione trasparenza, da realizzare entro la fine di questo mese. Si è poi detto pronto a confrontarsi con l’Anci (associazione dei Comuni italiani), evitando però “allarmismi e chiusure preventive”.
“La competenza è dei proprietari degli immobili quindi per la maggior parte dei casi Comuni e Province – ha dichiarato il Ministro -. Noi abbiamo un monitoraggio nazionale preciso e sappiamo che per molti edifici la certificazione è ancora carente. Evitiamo allarmismi e chiusure preventive. Ci sarà un’operazione trasparenza: a settembre tutti potranno consultare online i dati e avere una fotografia delle condizioni degli edifici scolastici, dal punto di vista sismico, anti incendio e cosi via. Sto facendo di tutto – ha aggiunto – per accelerare e semplificare, mettendo intanto a disposizione le risorse per i certificati di vulnerabilità sismica, che andranno predisposti entro fine 2018. Dobbiamo fare uno sforzo comune perché l’edilizia scolastica richiede l’impegno di ciascuno. Ne parlerò senz’altro con il presidente Antonio Decaro, che ho già incontrato. Ma intanto iniziamo a lavorare. Lo stiamo già facendo: con un Accordo quadro che porteremo a inizio settembre in Conferenza unificata semplificheremo le modalità di spesa, evitando la moltiplicazione di decreti di riparto“.
Dopo avr ricordato, nei giorni scorsi, dopo il crollo del ponte Morandi di Genova, che la metà delle scuole italiane ha più di 50 anni, 2 su 10 risultano chiuse o in ristrutturazione e lo Stato utilizza meno del 10% dei fondi stanziati, Udir replica alle parole di Ministro. E ribadisce che quasi la metà degli edifici scolastici italiani è sprovvisto di tutte le certificazioni sull’edificio scolastico:
Ma cosa vuol dire che l’edificio scolastico è dotato di certificazioni o di Agibilità ad uso scuola (che oggi si indica con SCA acronimo di Segnalazione di Certificazione di Agibilità)? A rispondere è Natale Saccone, ingegnere esperto di sicurezza e consulente Udir: “Vuol dire che l’edificio è dotato di tutte le attestazioni che lo identificano e lo qualificano con la specifica destinazione ad uso Scuola. Ci sono nel nostro territorio nazionale meno della metà degli edifici che non hanno tali documenti e che devono essere sottoposti a controlli e verifiche, sia da un punto di vista della vulnerabilità sismica che dalla prevenzione incendi, in quanto i rischi prevalenti sono quello sismico e quello incendio, che sono legati relativamente alle strutture ed agli impianti”.
“Ma se pensiamo alla restante parte degli edifici che possono essere dotati di certificazioni – continua Saccone - non è detto che siano ad oggi coerenti allo standard legislativo vigente. Basti pensare che solo il 5 % degli edifici in muratura ed il 15 % degli edifici in cemento armato sono stati costruiti dopo il 1982, con la stragrande maggioranza degli edifici che non corrispondono alle norme oggi vigenti cioè NTC 2018; per di più il 55 % degli edifici scolastici è stato costruito prima del 1976. Pertanto, il dato è allarmante e non è legato strettamente alle certificazioni possedute o meno dall’edificio, ma bensì all’adeguamento o al miglioramento delle strutture e degli impianti alla normativa vigente, sia per la prevenzione incendi che per la vulnerabilità sismica”.
L’ingegnere esperto di sicurezza ricorda che “nel nostro territorio gli edifici scolastici progettati antisismici sono ben pochi sul panorama nazionale: lo sono solo il 12 % degli edifici in muratura ed il 25% degli edifici in c.a a varie destinazioni. Inoltre, se parliamo di prevenzione sismica, legata alla stabilità strutturale (altro parametro indispensabile alla certificazione globale dell’edificio scolastico) è stato accertato che dal 1801 al 1900 in Italia sono stati registrati circa 103 eventi con magnitudo dalla 5.0 alla 7.0, mentre dal 1901 al 2000 circa 164 eventi con magnitudo che si son spinte sino alla 7.50. Questo vuol dire che le prestazioni attese sull’edificio, devono conseguentemente essere aumentate e riclassificate per tutte le strutture scolastiche, anche per quelle progettate con vecchia normativa, oggi non più vigente”.
È evidente, malgrado le rassicurazioni del Ministro, che il patrimonio nazionale degli edifici scolastici italiani non gode di buona salute e si devono avviare immediati percorsi virtuosi, per classificare immediatamente ogni manufatto attribuendo il giusto gradiente di vulnerabilità, anche sulla base della conoscenza dei materiali cui è costituito l’edificio. “L’obiettivo – spiega l’ingegner Saccone – è progettare mirati interventi di adeguamento o miglioramento sismico a salvaguardia dell’utenza. Tali conoscenze sono indispensabili per capire quali strutture rientrano in basse classi di vulnerabilità sismica (ad. Es. F o G) in quanto le stesse devono essere immediatamente chiuse per evitare, nell’ipotesi di sismi mediamente preponderanti con azioni taglianti di accelerazioni al suolo importanti, perdite di vite umane in luoghi di pubblico affollamento come le scuole”.
Pertanto alla luce di tali considerazioni, Udir ha predisposto apposite diffide, indirizzate anche ai Prefetti, quali garanti dell’incolumità pubblica, per rispondere a due problemi centrali: quello della mancata presentazione della SCIA ai sensi degli artt. 4 e 5 del DPR 151 con scadenza ancora non prorogata al 31/12/2017; e quello della mancata verifica di vulnerabilità sismica ai sensi del comma 4 dell’art. 20 bis del Decreto 09/02/2017 n. 8 con scadenza al il 31 agosto 2018 per ogni immobile adibito ad uso scolastico situato nelle zone a rischio sismico classificate 1 e 2.
PER APPROFONDIMENTI:
Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza: nuovi obblighi per i dirigenti scolastici
Sicurezza, Udir: allarme già ampiamente dato, adesso vogliamo vedere i fatti
4 settembre 2018 Ufficio Stampa Udir
www.udir.it
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- Categoria: Radice
- Pubblicato: 04 Settembre 2018