Come da Dpcm, le scuole secondarie sono tenute a garantire almeno il 75% di Didattica a distanza. Se i dirigenti scolastici nei mesi scorsi si sono spesi per acquistare banchi, cercare di adeguare gli spazi e il personale al protocollo sulla sicurezza, ora, per le forti mancanze strutturali anche nei trasporti, si può chiudere l'istituto almeno fino al 23 novembre. Per Udir la scelta è sensata: “Adesso possibile disporne la chiusura se si riesce ad assicurare la didattica a distanza”

Dal Governo per la prima volta si obbligano le scuole secondarie a garantire almeno il 75% di Didattica a distanza a partire da oggi, fermo restando la chiusura degli istituti da parte delle Regioni, come risulta da una puntuale Nota ministeriale. Come si legge nel testo integrale e definitivo del Dpcm, art. 1 lettera s, la didattica a distanza sarà impartita almeno per una quota oraria del 75%. Tra le novità per la scuola c’è l’entrata posticipata, sempre nelle superiori, lo stop dei viaggi d’istruzione, le riunioni degli organi collegiali solo con modalità a distanza.

Se i presidi nei mesi scorsi si sono spesi per acquistare banchi, cercare di adeguare gli spazi e il personale al protocollo sulla sicurezza, ora, per le forti mancanze strutturali anche nei trasporti, si può chiudere l'istituto almeno fino al 23 novembre, se non per tutto l'anno. Secondo Udir, giovane sindacato dei dirigenti scolastici, forse è la scelta migliore: adesso è possibile disporne la chiusura se si riesce ad assicurare la didattica a distanza.

La norma, infatti, nasce dall'esigenza di fornire un servizio agli studenti, di decongestionare il flusso dei ragazzi nei mezzi pubblici con turni pomeridiani e aperture non prima delle nove, ma in molti sono dubbiosi sul fatto che poche ore in presenze alternate alla maggior parte a distanza possano essere utili. Tanto vale ricalibrare l'intera offerta formativa a distanza ed estenderla anche alla scuola primaria nella piena autonomia di ogni istituto.

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