Non si placa la protesta contro una valutazione del lavoro degli ex presidi che continuano a prendere lo stesso stipendio da dieci anni e che anzi potrebbero prendere la metà degli aumenti degli altri dipendenti pubblici per il 2018, quando per loro dalla legge di Stabilità è stato finanziato un +1,45 rispetto al +3,48 dato agli altri.

Marcello Pacifico (presidente nazionale Udir): A queste condizioni per noi è davvero inutile la valutazione: prima di pensare alle pagelle, perché non dare ai dirigenti una retribuzione corrispondente al loro operato? Davvero il ministro spera di risolvere la situazione dei DS in questa maniera? I nostri presidi sono sempre super controllati ma in cambio non ottengono nulla, se non maggiori mansioni e responsabilità: sono carichi di oneri, ma fermi nei loro stipendi. Dunque, prima si pensi davvero a risolvere questo problema.

Proprio con l’intento di capovolgere gli eventi, la giovane organizzazione sindacale ribadisce l'azione legale e ricorda che sono attivi i ricorsi per Fun, Ria e Perequazione esterna.

 

Non si placa la protesta contro una valutazione del lavoro degli ex presidi che continuano a prendere lo stesso stipendio da dieci anni e che anzi potrebbero prendere la metà degli aumenti degli altri dipendenti pubblici per il 2018, quando per loro dalla legge di Stabilità è stato finanziato un +1,45 rispetto al +3,48 dato agli altri.

“A queste condizioni per noi è davvero inutile la valutazione: prima di pensare alle pagelle, perché non dare ai dirigenti una retribuzione corrispondente al loro operato?” Questo il commento di Marcello Pacifico, presidente nazionale Udir, giovane sindacato nato con l’intento di tutelare i diritti dei DS, alla decisione del ministro dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca Marco Bussetti; infatti, come riporta Orizzonte Scuola, egli intende introdurre la valutazione dei Dirigenti Scolastici. 

Intervistato a “La Verità”, Bussetti “ha posto quella della valutazione dei Dirigenti Scolastici come una priorità. Altri Ministri ci hanno tentato prima di lui, avviando un iter complesso e contraddittorio. Finora i sindacati sono sempre riusciti a dribblare il tentativo e anche per l’a.s. 2017/18 è stato concordato che la valutazione non influirà sulla retribuzione dei dirigenti ma avrà come unico fine il miglioramento della professionalità dei medesimi. Secondo gli ultimi dati risulta che a compilare il Portfolio sia stato il 67% dei Dirigenti Scolastici”. Ma ci si chiede anche che risultati avrà la “pagella” dei presidi, se essa avrà un riscontro pure sulla retribuzione.

Dunque, domanda Udir, davvero il ministro spera di risolvere la situazione dei DS in questa maniera? Oggi le valutazioni di chi ha obiettivi e risultati da dimostrare vengono fatte con metodi ben più dignitosi di una pagella. In ogni caso, ricordiamo che il compito principale di un dirigente scolastico è la gestione dell’Istituzione scolastica in toto per il raggiungimento delle finalità istituzionali, cioè istruire, formare ed educare.

Quindi, in primis, che si misurino i risultati veri della scuola prima di valutare un dirigente, ma purtroppo questo ancora non l’ha fatto nessuno. Infatti la valutazione che oggi viene richiesta è più legata alle sensazioni che l’operato del dirigente crea piuttosto che sul reale imprinting che lo stesso riesce a dare utilizzando tutte le risorse della scuola, cioè docenti, laboratori, legami con il territorio, progetti nazionali ed internazionali, PON, POR, segreterie scolastiche, servizi alle famiglie e altro ancora.

Fatto importante, che è conditio sine qua non, è che per poter valutare qualcuno, quest’ultimo deve essere messo in condizione di svolgere il compito che gli viene assegnato. Infatti, l’Art. 36 della Costituzione italiana afferma che “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro”; partendo da ciò, visto che i DS sono i peggio pagati tra i dirigenti dello Stato e che la Costituzione della Repubblica dovrebbe essere messa davanti a tutto, prima di valutare il dirigente scolastico sarebbe meglio pagarlo adeguatamente. Inoltre, poi, a fronte di una pagella negativa, qualsiasi dirigente potrebbe far ricorso e riportare l’anticostituzionalità di una valutazione con un evidente contrasto all’Art. 36 succitato.

Scorrendo i dati Aran sui dirigenti pubblici, sulla base delle risultanze provenienti dal Conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato, tenendo conto delle retribuzioni medie pro-capite di comparto, distinte in retribuzione fissa e retribuzione accessoria, si scopre infatti che gli ex presidi rispetto agli ex dirigenti di AFAM, Università e Ricerca ora confluiti nella stessa area, infatti, percepiscono in meno cifre davvero corpose.

“I nostri presidi sono sempre super controllati ma in cambio non ottengono nulla, se non maggiori mansioni e responsabilità, senza percepire aumenti che ben si sposerebbero con la posizione e col ruolo che rivestono. Essi sono carichi di oneri, ma fermi nei loro stipendi. Dunque, prima si pensi davvero a risolvere questo problema”, conclude il presidente Pacifico.

Proprio con l’intento di capovolgere gli eventi, la giovane organizzazione sindacale ribadisce l'azione legale e ricorda che sono attivi i ricorsi per Fun, Ria e Perequazione esterna.

 

 

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