Tra i vari aspetti da affrontare nell’ambito del negoziato c’è quello degli aumenti stipendiali, relativamente ai quali sono state già stanziate apposite risorse nella legge di Bilancio (n. 205/2017): 7 milioni di euro per il 2018; 41 mln di euro per il 2019; 96 a regime dal 2020. L’aumento, che riguarderà circa 8mila dirigenti scolastici, sarà a pioggia, dato che ad essere interessata è la retribuzione di posizione parte fissa. Ufficialmente, si continua a parlare di un aumento medio mensile di circa 400 euro. Ma la cifra reale è molto più modesta: secondo i calcoli dell’Udir, i dirigenti scolastici, i meno pagati dell’amministrazione pubblica, andranno a percepire a regime in media appena 292 euro lordi mensili che corrispondono a 160 euro netti. Ma soprattutto, a fronte di tale aumento della retribuzione fissa, è parallelamente prevista una forte diminuzione della retribuzione variabile ed accessoria. Questo comporterà che in alcune regioni italiane presto i dirigenti scolastici percepiranno meno di quanto prendevano all’inizio della vigenza contrattuale, quindi del 2016, anche di oltre 10mila euro l’anno.
Marcello Pacifico (presidente Udir): La verità è che i nostri capi d’istituto, portatori di responsabilità enormi, anche decuplicate rispetto ad un collega della PA che percepisce stipendi di ben altro spessore, si ritroveranno una diminuzione dello stipendio complessivo. Quella del rinnovo contrattuale è una pratica che va gestita con molta attenzione. Noi, come Udir, chiediamo l’assegnazione della Ria, della perequazione dal 2016, il recupero totale dell’inflazione e lo stesso trattamento che l’Aran ha riservato ai dipendenti statali per il 2018 cioè almeno il 3,48% e non l’1,45%%. Infine, ma forse andrebbe messa al primo posto, c’è la questione sempre aperta della sicurezza: è ora di finirla con il carico di responsabilità sulle spalle dei dirigenti scolastici che non hanno alcuna possibilità di azione reale se non quella di fare da segnalatori e passa carte, salvo poi ritrovarsi anche in carcere per colpe di altri.
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L’atto di indirizzo, che ha preceduto i finanziamenti della legge di stabilità 2018, ha predisposto aumenti per i dirigenti pubblici di 150 annui per il 2016 (+0,36), 470 per il 2017 (+1,09) e 625 per il 2018 (+1,45) rispetto allo stipendio sul tabellare che varia da 42 a 48 mila euro annuali dei dirigenti pubblici, compresi gli ex presidi delle scuole. Quindi, in assenza di risorse, si rischia di prendere molto di meno rispetto ai dipendenti del comparto, nonostante il nuovo Ministro Buongiorno annunci di voler assegnare 150 euro mensili.
Udir, Prodirmed e Dircond, in un comunicato congiunto, chiedono lo stanziamento di risorse aggiuntive per onorare gli intendimenti del Governo per tutta la dirigenza pubblica che comunque sarebbero inferiori all’aumento del 15% del costo della vita registrato dal blocco contrattuale. Basti pensare che se si dovesse per ordine del giudice recuperare il solo adeguamento dell’indennità di vacanza contrattuale scatterebbero aumenti del 4,26% per il 2016, del 4,66% per il 2017, del 5,51% per il 2018, grazie ai ricorsi promossi. Per aderire vai al seguente link.
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Il sindacato torna a occuparsi dell’intricata problematica della sicurezza delle nostre scuole: il fatto è, purtroppo, che non ci manca un’amara risata quando affrontiamo il problema dei carichi di responsabilità dei DS su tale tema. Il preside non ha un budget di spesa; sarebbe necessaria invece la presenza di fondi di finanziamento nazionale e comunitario per la sicurezza degli edifici scolastici e ristrutturazioni edilizie. La giovane organizzazione sindacale ha più volte espresso la propria contrarietà a questo modo approssimativo d’interpretare le esigenze dello Stato e delle sue strutture, anche tramite interrogazioni parlamentari, esposti, audizioni alla camera.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Udir): Durante gli incontri in giro per l’Italia con centinaia di presidi, è stata pressoché unanime la richiesta di cambiare in toto il Testo Unico sulla sicurezza. I dirigenti sanno bene che vi è un collegamento immediato tra il problema della sicurezza e quello della responsabilità che ricade sulle loro persone. Non è certo ammissibile finire in carcere per colpe non proprie. È bene che ciò sia chiaro. Udir continua la sua battaglia a favore dei dirigenti, ma soprattutto per una legalità equa e per una maggiore trasparenza verso il cittadino.
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Il Ministro Bussetti, durante l’audizione davanti alle Commissioni 7ª della Camera e del Senato, parla di superamento del problema delle reggenze affidando la soluzione al concorso per diventare dirigente scolastico: ma quali saranno i tempi per la felice conclusione del concorso? Un anno sicuramente prima della messa in ruolo, salvo ricorsi che potrebbero allungare i tempi anche di tre anni. In questo caso i dirigenti attuali avrebbero ancora un carico operativo per almeno un anno, se non di più.
Marcello Pacifico (presidente Udir): Considerando che le reggenze scolastiche non garantiscono una funzionale organizzazione del servizio sia in termini di qualità sia in termini di efficienza organizzativa, la permanenza volontaria in servizio al 31 agosto 2019 dei dirigenti scolastici collocati in pensione dal 1° settembre 2018 garantirebbe la continuità alle istituzioni scolastiche, con un successivo passaggio quasi naturale ai nuovi presidi vincitori di concorso da espletarsi il 1° settembre 2019.
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Non si placa la protesta contro una valutazione del lavoro degli ex presidi che continuano a prendere lo stesso stipendio da dieci anni e che anzi potrebbero prendere la metà degli aumenti degli altri dipendenti pubblici per il 2018, quando per loro dalla legge di Stabilità è stato finanziato un +1,45 rispetto al +3,48 dato agli altri.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Udir): A queste condizioni per noi è davvero inutile la valutazione: prima di pensare alle pagelle, perché non dare ai dirigenti una retribuzione corrispondente al loro operato? Davvero il ministro spera di risolvere la situazione dei DS in questa maniera? I nostri presidi sono sempre super controllati ma in cambio non ottengono nulla, se non maggiori mansioni e responsabilità: sono carichi di oneri, ma fermi nei loro stipendi. Dunque, prima si pensi davvero a risolvere questo problema.
Proprio con l’intento di capovolgere gli eventi, la giovane organizzazione sindacale ribadisce l'azione legale e ricorda che sono attivi i ricorsi per Fun, Ria e Perequazione esterna.
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