Con l’uscita dal lavoro, volontaria e d’ufficio, che si concretizzerà in estate, anche per colpa di un concorso elefantiaco con precari e neo-immessi in ruolo illegittimamente esclusi, si stima che si sfioreranno le 2.500 reggenze. Per evitare che la situazione precipiti, lasciando le scuole nel caos, quelle in reggenze e quelle di assegnazione dei presidi reggenti, l’associazione sindacale Udir si è fatta promotrice di una proposta emendativa, attraverso la quale chiede di posticipare di dodici mesi i pensionamenti dei dirigenti scolastici destinati ad andare in pensione il prossimo 1° settembre. Si tratterebbe di una facoltà, quindi su base volontaria, molto utile per limitare i danni.
Il giovane sindacato dei presidi, pertanto, chiede di integrare l’art. 1 della legge 114/2014 con l’aggiunta del comma 8: “Al fine di garantire l'efficienza e la qualità del sistema Istruzione e di limitare l’uso spropositato delle reggenze che non garantiscono un adeguato sistema formativo e didattico-pedagogico del servizio Istruzione, il personale Dirigente scolastico collocato d’ufficio in pensione dal 01.09.2018, a domanda volontaria è mantenuto in servizio fino al 31.08.2019, considerato che dal 01.09.2019 subentreranno in servizio i vincitori del Concorso dirigenziale in atto”.
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Gli aumenti previsti dalla Legge 205/17 risultano tre volte sotto l’inflazione del 2018 e ben tredici volte rispetto agli arretrati che spettavano al comparto: in pratica, tali incrementi sono stati tarati su quasi tre milioni di dipendenti statali con un reddito medio di 30 mila euro, così come concordato con CGIL, CISL, UIL nell’intesa con la Funzione Pubblica del 30 novembre 2016. Gli stessi sindacati, però, a livello di dirigenza, non detengono il 50% della rappresentatività, tranne che per coloro che operano nei comparti Centrali. Udir, pertanto, invita a resistere e a non abbandonare chi amministra la res publica, la cui gestione deve sempre e comunque salvaguardare gli interessi dei lavoratori e non di chi amministra.
Marcello Pacifico (presidente Udir): Come Udir, rivendichiamo per la Scuola l’assegnazione specifica della perequazione interna (nota come RIA), assente per tutti i dirigenti assunti a partire dal 2001. Come riteniamo doveroso recuperare fino a 42mila euro di perequazione esterna, recuperando quell’indennità di vacanza contrattuale congelata, al fine di ottenere aumenti del 4,26% per il 2015, del 4,66% per 2017 e del 5,51% per l’anno in corso. Perché non si può risolvere tutto con degli aumenti fittizi, pari a qualche centinaia di euro lordi dopo tempo immemore, mentre gli altri dirigenti pubblici percepiscono stipendi annui vicini ai 100mila euro con responsabilità e carichi di lavoro enormemente inferiori.
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Alla sconveniente sottoscrizione del contratto del comparto Scuola all’Aran potrebbe presto seguire quella del rinnovo del contratto dei dirigenti scolastici che da un decennio hanno gli aumenti stipendiali bloccati e disallineati rispetto all’inflazione. Gli aumenti previsti dall’ultima legge di Bilancio, la L. 205/17, sono infatti inferiori di tre volte rispetto a quello che sarebbe spettato loro di diritto per il 2018; addirittura, ben tredici volte in meno per quanto riguarda gli arretrati relativi al biennio 2016/201. Inoltre, non appare legittimo il parziale recupero nella perequazione esterna della parte fissa della retribuzione di posizione per lo stesso triennio contrattuale, né appare tollerabile l’attuale determinazione del Fondo Unico Nazionale, ridotto di un terzo rispetto agli anni precedenti. Infine, dopo i tanti impegni sottoscritti a verbale nelle note a margine dei precedenti contratti, ora i sindacati rappresentativi e il Miur devono onorare gli impegni pure sulla RIA da riconosce a tutti i dirigenti scolastici assunti dopo il 2001.
Marcello Pacifico (presidente Udir): Per contrastare gli aumenti fittizi non rimane che aderire al ricorso gratuito al giudice del lavoro: si chiederà contestualmente, in tal modo, il recupero del Fondo Unico Nazionale, il recupero della retribuzione di posizione e di risultato dal 2011 al 2015, in modo da ottenere la corresponsione della retribuzione di posizione-quota variabile e la retribuzione di risultato maggiorate della quota spettante al ds delle risorse indebitamente sottratte al Fun dall'anno scolastico 2011/2012 fino all'a.s. 2015/2016, nonché riconoscere in via permanente quanto indebitamente sottratto nell'a.s. 2015/2016. Il ricorso Udir punta poi al recupero erariale imputabile agli effetti dei Contratti integrativi regionali: sono somme spettanti a seguito delle trattenute d'ufficio effettuate dalla Ragioneria Territoriali dello Stato, dopo la firma dei Contratti Integrativi Regionali, nonché dei mancati aumenti sulla base della fascia d’appartenenza o di errori commessi dall'amministrazione.
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Dopo i tentativi di eliminare il valore legale del diploma di maturità, adottati a più riprese e da più Governi di vari colori, di ridurre a quattro anni il percorso della scuola superiore senza però toccare l’obbligo scolastico né anticiparne l’avvio e di introdurre l’accesso alle prove d’Esame anche senza avere la sufficienza in tutte le materie, stavolta la spallata arriva per il primo ciclo: attraverso i decreti attuativi specifici della Legge 107/2015, infatti, si è introdotta una norma che delega le funzioni di Presidente della commissione d’esame di primo grado d’istruzione delle scuole private al “coordinatore delle attività educative e didattiche”. Spodestando, di fatto, il dirigente scolastico da tale ruolo. Ad introdurre la novità è il comma 5 dell’articolo 4 del Decreto Ministeriale 741 del 3 ottobre scorso, che si rifà ad un decreto Miur del 2008 in base al quale si stabilisce che per il primo ciclo a prendere le veci del preside saranno dei docenti anche non laureati.
Marcello Pacifico (presidente Udir): Ciò significa che da giugno a fungere da responsabile per il rilascio del titolo di Stato di questi istituti sarà a tutti gli effetti un dipendente di chi gestisce la scuola privata. E non più il preside di un istituto pubblico che per il suo ruolo super partes offriva ampie garanzie sulle modalità di svolgimento delle prove, delle valutazioni e del rilascio del titolo di studio. Ciò varrà sia in Italia che all'estero. È chiaro che come sindacato faremo le nostre rimostranze per tornare a dare solo ai presidi le funzioni di Presidente della commissione degli istituti privati. È un passo sbagliato che indirizza il rilascio dei diplomi verso una riduzione della loro portata e spendibilità. Inoltre, sgancia ulteriormente la professione del dirigente scolastico dalla sua funzione prima, quella di operare per il buon andamento organizzativo e didattico della Scuola, per ingolfarlo invece sempre più di compiti e responsabilità di carattere burocratico e amministrativo. Il tutto, in cambio di stipendi da impiegato e progressioni addirittura al contrario, visto che i compensi dei presidi di alcune regioni sono destinati addirittura a diminuire.
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Il calcolo è stato realizzato dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre: “ad innalzare il dato medio retributivo sono, in particolar modo, gli stipendi dei dirigenti con mansioni apicali che, per alcuni livelli di inquadramento, sono i più elevati d’Europa”. A sostegno di questa discrepanza, si citano i dati dell’ultima “rilevazione dell’Ocse riferita al 2015, seconda la quale il reddito complessivo medio di un top manager pubblico italiano era di 356.349 euro all’anno: il 39,9 per cento in più di quello percepito dal pari livello tedesco, il 42,8 per cento in più di un britannico, il 45,9 per cento in più del francese e il 98,4 per cento in più di uno spagnolo”. Ora, senza arrivare ai top manager, è un dato di fatto che i dirigenti scolastici italiani debbano accontentarsi di compensi a dir poco esigui. E gli aumenti previsti dall’ultima Legge di Bilancio non risollevano la categoria: addirittura, in quattro regioni, tra due anni chi dirige la scuola potrà contare su buste paga più basse di quelle di oggi.
Marcello Pacifico (presidente Udir): Tutto questo avviene, come se oggi un capo d’istituto non debba sobbarcarsi responsabilità enormi, a partire dalla sicurezza dei diversi plessi, non di rado anche decine, che dirige pur non avendo la possibilità di agire per attuare un minimo di manutenzione e prevenire danni, con il rischio concreto di ritrovarsi alla sbarra. Nel contempo, deve organizzare continuamente attività e riunioni, coordinare incontri degli organi collegiali, scrutini, tenere rapporti permanenti con le famiglie e le istituzioni. Il malcontento della categoria ha raggiunto livelli di guardia e noi li vogliamo tutelare in ogni sede possibile.
Udir ritiene la via del tribunale l’unica al momento percorribile, assieme alla protesta ad oltranza: Udir attraverso apposito ricorsointende infatti recuperare tutti gli arretrati sinora non percepiti. Inoltre, il sindacato ha deciso di avviare ricorso al Tar Lazio anche per l’incremento del Fondo Unico nazionale. La giovane organizzazione sindacale, che opera a tutela dei dirigenti scolastici, è pronta anche ad impugnare tutti i Contratti Integrativi Regionali che saranno sottoscritti. Aderisci al ricorso gratuito. Il giovane sindacato dei ds mette inoltre a disposizione specifici modelli di diffida, puntando al recupero di una serie di 'voci' e diritti sino a oggi negati: Recuperi Erariali, Trattenuta TFR/TFS, Trattenuta ENAM, Indennità di vacanza contrattuale, RIA, FUN. Per informazioni, si può contattare il 331.7713481. Per una consulenza gratuita, scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Per aderire ai ricorsi su RIA, FUN, CIR consultare il sito internet www.udir.it.
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