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Il vago riferimento al recupero della dignità dei presidi nell'accordo raggiunto tra governo e sindacati è persino offensivo senza alcun proposta concreta come lo stop alle impronte digitali o al salario accessorio senza valutazione o ancora all'obbligo della dimora nella sede di servizio previsti da decreto concretezza e di riforma della PA. Per non parlare del FUN ancora per l'a.s. 2017/2018 privo della RIA dei presidi andati in quiescenza o della mancata perequazione interna con le altre aree della dirigenza dal 2016. Inoltre, a dispetto di quanto detto sul recupero dei salari, rimane nel DEF un taglio progressivo dei soldi per la scuola di cui non si può più tacere.
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Udir conferma la volontà di ricorrere al contratto appena sottoscritto per il recupero della RIA nel FUN e della perequazione piena dal 2016 previste dalla normativa, facendo dichiarare illegittimi gli eventuali CIR. L'iniziativa legale partirà subito dopo la sottoscrizione definitiva per attribuire migliaia di euro sottratti a ogni dirigente.
Sono trascorsi quattro mesi dalla sottoscrizione dell'ipotesi di contratto e ora si aspetta il parere del Ministero della Funzione Pubblica per poter procedere ad assegnare i miseri aumenti degli stipendi e iniziare ad armonizzare la retribuzione di posizione parte fissa tra i dirigenti scolastici confluiti nella stessa area dell'istruzione e della ricerca.
Intanto il Miur conferma il taglio del FUN per il 2017/2018, dando avvio alla firma dei CIR regionali, incurante di quanto disposto dalla legge 'semplificazione' sullo sblocco del salario accessorio. Si tratta di, almeno, un taglio di 5 mila all'anno per ogni preside rimasto in servizio. Rimane, pertanto, critica la posizione di Udir che avvierà le iniziative legali annunciate da tempo alla firma definitiva del contratto già scaduto per far rientrare la RIA degli ex presidi andati in quiescenza dal 2012 e ridefinire il FUN e conseguentemente gli stipendi erogati dal 2016.
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Carissimi soci,
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I sistemi di rilevazione automatica delle presenze del personale che attraverso il decreto Concretezza il Governo vorrebbe approvare nella PA, compresa la scuola, con il beneplacito del Parlamento, contengono delle disposizioni eccessive, ridondanti e anti-europee.
A sostenerlo è il Servizio Studi dei due rami parlamentari, che nella stesura del Dossier specifico sugli “Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo”, il decreto n. 920-B in questo momento all’esame del Senato dopo il via libera della Camera, ha ricordato la posizione espressa sul tema dal ‘Garante per la protezione dei dati personali’, secondo il quale non è “conforme al canone di proporzionalità, come declinato dalla giurisprudenza europea, l’introduzione sistematica, generalizzata e indifferenziata per le pubbliche amministrazioni di sistemi di rilevazione delle presenze tramite identificazione biometrica”.
Marcello Pacifico (Udir): Prima di produrre un notevole inutile aggravio all’erario e rischiare di bloccare l’utilizzo dei più moderni sistemi di rilevazione automatica per via dell’intervento dei giudici, il Governo farebbe bene a compiere subito un passo indietro.
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